Percorsi archeologici

Itinerari

PASSEGGIATA ARCHELOGICA DEL 9 GIUGNO 2013 nel territorio montano “Su Monte Artu” Comune di Illorai organizzata

dall'Associazione Sportiva Dilettantistica Tiro a Volo “Jscuvudé” – Illorai

Itinerario: - nuraghe Pattada ‘e Cherbos – sa Melabrina (visita roverella secolare) – s’Iscala Aberta – monte Odi – sa Paule Ruia

informazioni storiche sul territorio di ILLORAI

di Sara Mameli

Dalla preistoria all'età medioevale Età nuragica Nuraghe Pattada ' E cherbos Nuraghe Sa Paule Ruja Nuraghe Murones

BREVE EXCURSUS DALLA PREISTORIA ALL’ETÀ MEDIEVALE Nel territorio di Illorai sono state individuate 49 emergenze archeologiche consistenti in monumenti di diverse tipologie, segno dell’appetibilità e della vivibilità del territorio in ogni epoca: dieci domus de janas, due menhir, ventisette nuraghi “a tholos” monotorre di cui quattro complessi, tre tombe di giganti, una fonte, due strutture preistoriche (?) d’incerta definizione, un ponte romano e un edificio medievale. Di questi monumenti, quattordici sono ancora inediti. La presenza dell’uomo nell’agro d’Illorai, come, peraltro, nel resto del Goceano può essere quindi attestata a partire dal Neolitico Recente (3800-2900 a.C.) manifestandosi in prevalenza con aspetti materiali e monumentali riconducibili alla diffusa cultura denominata “S.Michele d’Ozieri”, per proseguire con una continua frequentazione attestata fino all’età medievale. Ad oggi non abbiamo ancora testimonianze delle culture precedenti al Neolitico Recente, ma le ricerche sono in concreto al loro primo svolgersi. Il numero dei siti in cui si sono avute testimonianze di età prenuragica non sono numerosi (Molia, Sa Pruna, Lucche) ma sicuramente, splendida testimonianza di questa cultura, è data dalla necropoli di Molia (con nove ipogei) che, vista la sua entità, presuppone la presenza nelle vicinanze di un grande insediamento che solo con un’esplorazione a tappeto dell’area potrebbe essere individuato. Sempre al periodo prenuragico sono attribuibili i due menhir protoantropomorfi rinvenuti in località Lucche che, assieme ai numerosi reperti litici ritrovati, attestano la presenza di qualche insediamento o di un luogo di culto nelle immediate vicinanze. La domus di Sa Pruna meriterebbe un ampio intervento di scavo, mentre le tombe di Molia purtroppo si trovano in precario stato di conservazione. È evidente che il territorio è stato privilegiato dai gruppi umani nuragici (che ci hanno lasciato traccia con ben trenta realizzazioni architettoniche) arrivati probabilmente più tardi (nel Bronzo Medio) rispetto ad altre zone, vista l’assenza, di nuraghi a corridoi ritenuti più arcaici e quindi collocabili nel Bronzo Antico (1800-1600 a.C.). Si tratta di diciotto nuraghi monotorre, quattro a planimetria complessa, cinque a planimetria non definibile e due scomparsi (Nuraghe Leghertore e Poliserta, conosciuti solo tramite le fonti scritte). La concentrazione di insediamenti nuragici è altissima in montagna, indice di numerosi stanziamenti e di un capillare controllo del territorio. Si trova traccia di sette villaggi (nei pressi dei nuraghi Abbasantera, Frida I, Frida II, Lucche, Pattada 'e Cherbos, Sa Paule Ruja, Tudulu), che erano costituiti da capanne a fondo per lo più circolare e da tetti di legno e frasche, addossate senza un particolare ordine costruttivo. Sono state trovate tre tombe di giganti (Funtana 'e Regas, Tudulu, Ladorza) e una fonte sacra (S.Maria) che testimoniano la presenza di aree destinate al culto; non si esclude che ve ne possano essere altre da scoprire. Espressione tipica della civiltà Nuragica sono poi i bronzetti che venivano offerti come ex voto alla divinità nei luoghi sacri o tenuti come oggetti d’ornamento. Uno di essi, che rappresenta un Bue Stante, è stato rinvenuto(¹) (nell’aprile del 1855), nei pressi del nuraghe Lucche e oggi è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Sassari. Scarsi sono i ritrovamenti litici e ceramici rinvenuti sempre nei pressi del nuraghe Lucche. Solo nelle tombe Molia I e VII è testimoniata la presenza punica e romana nel territorio. Le testimonianze di periodo romano sono limitate a rinvenimenti sporadici. Le urne cinerarie, i cippi e la stele incisa trovati nei pressi del nuraghe Su 'e Mitteriu, testimoniano la presenza di una necropoli, quindi si può presupporre anche la presenza di un insediamento nelle vicinanze che solo con una ricognizione più accurata potrei-be essere individuato. Anche in località Lucche si ha notizia(²) del rinvenimento di monete di questo periodo. La presenza di Pont’Ezzu, costruito sul fiume Tirso in epoca giudicale (XIV sec. d.C.), su una preesistente struttura romana(³), assieme ai resti di lastricato stradale rinvenuti nelle località di Littocoro e Giuncarzu(⁴), testimonia l’inclusione del nostro terri-torio nella fitta rete viaria creata dai romani. Infine, è riferibile a età medievale la costruzione del basamento di castello di Punta Sa Pattada interrotta e poi realizzata a Burgos da Gonario II di Torres nel 1127-1129 d.C. ^{^[1]} Spano 1855: p. 87 ² Taramelli 1931: a pag. 239 ³ Ponsanu 1992: in AA.VV. 1992: p. 94 ⁴ Ponsanu 1992: in AA.VV. 1992: p. 94

ETÀ NURAGICA Complessivamente nel territorio di Illorai sono stati individuati ventinove nuraghi. Tra questi i nuraghi Leghertore e Poliserta si conoscono solo tramite le fonti scritte e attualmente sono comple-tamente scomparsi. Dei ventisette nuraghi che si contano sul territorio, diciotto sono dei monotorre a tholos e quattro hanno una planimetria complessa. Nuraghi monotorre a tholos: Nuraghe Abbasantera Nuraghe Arzola ‘e Chessa Nuraghe Arzola ‘e Sorighes Nuraghe Carbia Nuraghe Contr’Austinu Nuraghe Curtu Nuraghe Ena Manna Nuraghe Frida I Nuraghe Ladorza Nuraghe Lucche Nuraghe Mannori Nuraghe Murones Nuraghe Olostru Nuraghe Pabattolas Nuraghe Pattada ‘e Cherbos Nuraghe Santa Maria Nuraghe Sa Pruna Nuraghe Sa Sea Nuraghe Sos Conzos Nuraghe Su Caddile Nuraghe Su ‘e Mitteriu Nuraghe Su Mattu Pittale Nuraghe Tuvu Oe Nuraghi complessi: Nuraghe Frida II Nuraghe Iscretti Nuraghe Sa Paule Ruia Nuraghe Tudulu

Nuraghe PATTADA ' E CHERBOS Comune Illorai Località Bilinza Denominazione Pattada 'e Cherbos Sito Insediamento con nuraghe e tomba Classe monumentale Nuraghe Foglio IGM 498, sez. I -Bolotana Latitudine 40° 23' 28,3'' Longitudine 08° 55' 21,13'' Quota s.l.m. 873 Fiume principale a m 3160 Fiume secondario a m 220 Idrografia Riu Mannu Ozieri Sorgente a m 950 Morfologia Su pianoro Geolitologia Ignimbriti Pedologia Unità 12 Monumento Nuraghe Tipologia Monotorre a tholos Materiale Trachite Tecnica Poligonale Orientamento SE Stato conservazione Buono Cronologia Secc.XVI-238 a.C (civiltà nuragica)	Planimetria	Sezione a - b Sezione c - d
Nuraghe Pattada e Cerbos	DESCRIZIONE Il nuraghe Pattada 'e Cherbos, ben conservato, è un monotorre con tholos in parte crollata. La pianta ha un diametro esterno NS di 11,20 m e un diametro longitudinale di circa 11,40 m visto che il lato NW è occupato dal crollo. Il paramento murario esterno è interamente costituito da filari di rozzi massi poliedrici in trachite, progressivamente aggettanti verso l’alto. All’esterno, si conserva al massimo per nove filari con un’altezza residua di 4,80 m nel lato dell’ingresso a SE, e di 3,70 m a NE; tutto il lato a W e NW è invece crollato. Le pietre, non lavorate, sono abbastanza grandi e si nota una progressiva riduzione delle dimensioni delle pietre man mano che si sale verso l’alto. La parte interna è meglio conservata e ricca di particolari architettonici. L’ingresso, orientato a SE e sopraelevato rispetto al piano di campagna, ha forma trapezoidale. L’architrave di 1,80 x 0,60 x 0,70 m, di forma rettangolare, è sormontato da uno spiraglio di scarico. Gli stipiti sono costituiti da tre filari regolari di grossi massi. Subito dopo l’ingresso si svolge un corridoio di 4 m leggermente strombato con una larghezza minima all’ingresso di 1,10 m e massima di 1,50 m prima dell’ingresso alla camera. La copertura è mista in quanto nel primo tratto del corridoio, per una lunghezza di quasi 2 m, si ha una copertura costituita da due grosse piattabande per un’ altezza di 2 m. Il secondo tratto del corridoio, in corrispondenza degli ingressi alla scala e alla garitta, ha invece sezione ogivale per un’altezza 4,59 m. L’ultimo tratto del corridoio è coperto, come nel primo tratto, a piattabanda con due grossi lastroni monolitici; dopo uno svolgimento di 1, 80 m sul lato sinistro e di 1,30 m sul destro, si aprono sul corridoio la scala e la garitta di guardia. Sulla sinistra si apre la scala elicoidale completamente ostruita dal crollo. Rimane in posizione originaria un gradino costituito da un grosso masso coi bordi arrotondati. La larghezza della scala all’imboccatura è di 1 m per un’altezza di 4,20 m. La copertura, che si conserva per un breve tratto, ha sezione ogivale. La garitta, sulla destra, con pianta quasi rettangolare ad angoli arrotondati, è profonda 2 m e larga 1,30 m all’imboccatura, e 80 cm sul fondo. Presenta una sezione a ogiva tronca e un’altezza massima all’ingresso di 3,30 m. L’ingresso alla camera si apre a 4 m da quello esterno e ha forma trapezoidale. Da questo ingresso si accede al vano circolare della camera (diametro di base 3,40 m), sopraelevato di 30 cm rispetto al piano del corridoio a causa del crollo che lo ingombra. Le pareti meglio conservate sono quelle a SE ed E che residuano per un’altezza di 5 m. Al contrario, la parete a W è più danneggiata e raggiunge un’altezza massima di 3,70 m. Sulla camera circolare si aprono tre nicchie disposte a croce.

Nuraghe SA PAULE RUJA Comune Illorai Località Sa Paule Ruja (Monte Artu, tancato Ladorza) Denominazione Sa Paule Ruja Sito Insediamento con villaggio Classe monumentale Nuraghe Foglio IGM 480, sez. II -Foresta Burgos Latitudine 40° 24' 16,62'' Longitudine 08° 56' 9,34'' Quota s.l.m. 874 Fiume principale a m 1650 Fiume secondario a m 140 Idrografia Riu Mannu Ozieri Sorgente a m 620 Morfologia Su sommità di rilievo Geolitologia Filladi Pedologia Unità 11 Monumento Nuraghe Tipologia Complesso Materiale Trachite Tecnica Poligonale Orientamento E Stato conservazione Non buono Cronologia Secc.XVI-238 a.C (civiltà nuragica)	DESCRIZIONE Il nuraghe Sa Paule Ruja si trova in posizione panoramica sulla cima di una collinetta. È uno dei nuraghi più imponenti, con una pianta difficilmente interpretabile a causa dei crolli e della fitta vegetazione che lo avvolge. Nel lato SW si vede la sommità di una probabile torre di addizione che dista da quella principale circa 4 m. Quest’ultima, colma di macerie, ha un diametro di base EW misurato sul crollo di 11,40 m. La camera, all’interno, chiude a tholos con un diametro NS misurato allo svettamento di 3,20 m. Il paramento murario esterno è crollato nei lati S, SW e NW, mentre è ben conservato soprattutto a N con una media di diciotto filari e un’altezza di 8,50 m; ad E si contano un massimo di diciannove filari con un’altezza di 8,40 m; nel lato SE residuano sedici filari con un’altezza di circa 7,40 m. A W sono visibili solo cinque filari con un’altezza di 1,40 m. Le pietre di base sono di dimensioni molto grandi e formano dei filari molto irregolari: è evidente la progressiva riduzione delle loro dimensioni man mano che si sale verso l’alto. L’intero paramento murario è costruito in tecnica poligonale con pietre in trachite di varie forme che non presentano tracce di lavorazione. L’ingresso orientato ad E, è quasi completamente interrato. L’architrave è un enorme masso di forma allungata irregolare largo al centro 1,15 m e coi bordi via via più sottili verso le estremità. La sua lunghezza è di 2,55 m con uno spessore di 1,10 m. Ai lati è sostenuto da due grossi massi di forma irregolare che fungono da stipiti. Il monumento, invaso dai crolli, non conserva alcun particolare delle strutture interne ad eccezione di un breve tratto di scala cui si può accedere da una breccia nel lato W; questa, sgombra dai crolli, si svolge per una lunghezza di 7,40 m attorno alla camera. Il primo tratto è alto 2 m sul crollo, mentre il secondo tratto è largo 1,15 m e alto 2,70 m. Le pietre di cui è costituita, sono di medie dimensioni e leggermente sbozzate. Il soffitto, integro, ha copertura con profilo ogivale. Nel lato S, osservando dall’alto, s’intravede, sotto le macerie, il suo proseguimento. Inoltre, di fronte all’ingresso ci sono tracce evidenti di muratura: si può supporre la presenza di un recinto. Tutta l’area ai piedi del monumento, soprattutto in dire-zione S e SE, è degna di particolare interesse per l’abbondanza di materiale trachitico sparso che fa pensare ai resti di un gran villaggio.

	Nuraghe MURONES Il nuraghe Murones (che in sardo significa “volpe”), è stato erroneamente collocato dal Taramelli in agro di Bolotana, in un terreno che apparteneva alla ricca famiglia Piercy. Il monumento, in discreto stato di conservazione, è affiancato da un ovile e da muretti a secco usati dai pastori per il bestiame. Si trova in mezzo un fitto bosco di lecci secolari; sul monumento esui crolli ai lati, sono cresciuti otto grandi lecci che con le loro radici, insinuandosi nella struttura, lo hanno reso pericolante provocando molti crolli. Questo fatto rende la permanenza all’interno della struttura, sebbene accessibile, molto pericolosa per via delle pareti in dissesto che minacciano di crollare da un momento all’altro. Il monumento è un monotorre con tholos in parte crollata; il dia-metro esterno NS misura 12,40 m. Il paramento murario esterno, costituito da filari molto irregolari di grossi blocchi trachitici squadrati di varie forme, si conserva soltanto nei lati E e a S sopra l’ingresso, con dieci filari per un’altezza di 6 m. Gli altri lati sono crollati; i crolli più gravi si registrano nei lati NE ed W, mentre a N il crollo, pur presente, è meno massiccio. L’ingresso, orientato a S, è sopraelevato rispetto al piano di campagna di 0,50 m ed ha luce rettangolare. La sua larghezza alla base è di 0,75 m e in alto di 0,66 m per un’altezza di 1,80 m. Tre filari per parte di grosse pietre non lavorate sostengono un massiccio architrave di forma rettangolare con evidenti tracce di lavorazione (1,40 x 0,68 x 0,85 m). Da qui si accede al corridoio lungo 5 m che presenta copertura mista, in parte ingombro dai crolli. Il primo tratto dopo l’ ingresso, si apre con una larghezza di 0,70 m ed è coperto a piattabanda esclusivamente dal grosso architrave dell’ingresso.Il secondo tratto, in corrispondenza degli accessi alla scala e alla garitta, è largo 2 m ed ha integra copertura ogivale che si chiude a un’altezza di 3,60 m. L’ultimo tratto si chiude con una larghezza di 0,90 m ed è coperto da un grosso architrave lavorato di forma rettangolare (1,40 x 0,55 x 0,80 m) posto a 2,10 m d’altezza. Sulla sinistra, dopo uno svolgimento di 2 m sul corridoio, si apre, con 1,10 m di larghezza, la scala elicoidale completamente invasa dal crollo. Il suo ingresso è architravato a 2,10 m d’altezza, da un grosso lastrone (1,60 x 0,55 x 0,90 m), mentre il resto della copertura ha profilo ogivale. A destra dell’ingresso, di fronte alla scala, si apre sul corridoio la garitta di guardia. La sua larghezza all’imbocco e la sua pianta sono difficilmente determinabili a causa del parziale crollo della parete destra; probabilmente in origine la pianta era rettangolare. L’ingresso, a sezione trapezoidale, si chiude con una larghezza di 0,60 m ed è architravato da un lastrone (1,10 x 0,35 x 0,80 m) posto a 2,10 m d’altezza. Il vano all’interno ha una profondità di 2,80 m con un’altezza al centro di 2,30 m. L’ingresso alla camera, quasi completamente chiuso dal crollo, è in linea con quello esterno e ha luce rettangolare. La sua profondità è di 1,80 m per un’altezza di 2,10 m; tre filari di pietre non lavorate per parte, sostenevano l’architrave crollato. Per questo motivo la parete al di sopra di questo ingresso minaccia imminenti crolli. La camera, ingombra da uno spesso strato di crollo, ha forma leggermente ellittica con diametro maggiore EW, misurato in alto, di 3,80 m e diametro minore NS di 3,30 m. Su di essa si aprono tre nicchie disposte a croce e, caso eccezionale, a sinistra dell’ingresso, in posizione sopraelevata, si trova una finestrella rettangolare di 0,60 x 0,80 m di lato, profonda 0,80 m. Le pareti, progressivamente aggettanti, sono costituite da pietre di medie dimensioni di forma per lo più rettangolare e con scarso uso di materiale di rincalzo. Tutta la struttura è in grave stato di dis-sesto. La parete meglio conservata è quella a N con sei filari per un’altezza residua sul crollo di 2,80 m, mentre le pareti a E ed W si conservano con otto e sette filari per un’altezza rispettivamente di 3 m e 2,50 m. Le tre nicchie, infine, non rilevabili e inaccessibili perché quasi completamente interrate, si aprono sulla camera con la tipica disposizione a croce. Sbirciando all’interno tra i crolli, si può vedere che presentano dei vani con pianta quasi circolare. Le pietre con cui sono costruite le pareti, hanno medie dimensioni e sono ben disposte l’una accanto all’altra con pochi spazi di risulta e scarso uso di materiale di rincalzo.