Nuraghe de Luche

Accesso - Si esce da Illorai sulla strada provinciale che conduce alla nuova strada a scorrimento veloce per Nuoro e Abbasanta S.S.389 d., che si imbocca percorrendo un chilometro, nel punto in cui la superstrada sottopassa la S.S. 128bis. Si vedrà a destra della strada, sopra una collina e vicino alle tre chiese campestri della Madonna della Neve, il Nuraghe Luche. Entrati nella strada che porta davanti al Santuario della Madonna delle Neve si prosegue in macchina lungo una strada in salita al termine della quale si parcheggia l'auto. Si prosegue a piedi oltrepassando un cancelletto di legno e seguendo il sentiero lastricato fino al nuraghe.
Proseguendo per circa 4 km., poco prima di un ponte a poca distanza dal confine con la provincia di Nuoro, a destra si troverà un parcheggio, dal quale le Domus de janas di Molia sono raggiungibili a piedi.

Nuraghe Luche

veduta frontale veduta retro  chiesa di Luche
Descrizione - Il Nuraghe Luche è un classico monotorre, parzialmente crollato. L'interno della struttura è inaccessibile perchè ostruito dai crolli. A sud-est del nuraghe si trovano tracce di un villaggio nuragico, formato da capanne circolari di cui si vedoni i contorni, sono presenti anche murature rettilinee, che probabilmente sono riferibili ad un' epoca successiva a quella nuragica, nella quale le capanne avevano solitamente pianta circolare.
La necropoli di Molia è stata scoperta circa 35 anni fa, durante i lavori per la costruzione della strada a scorrimento veloce. E' formata da dieci domus de janas, scavate in una collina di tufo tra il 3500 e il 2700 a.C. dalle popolazioni appartenenti alla Cultura di Ozieri, e riutilizzate fino all'Età del Rame, durante il periodo della Cultura del Vaso Campaniforme tra il 2000 e il 1800 a.C. circa. Tra le tombe, la più grande è la prima, situata sul fianco sud-orientale della collina. Essa è formata da un dromos (corridoio d'accesso scavato nella roccia), in parte distrutto, che aveva una lunghezza di 24 m, e una larghezza media di 4 m, da un'anticella di grandi dimensioni, intonacata e dipinta di rosso-ocra e di grigio, purtroppo scoperchiata durante i lavori, e da undici celle. Questo ipogeo è uno dei più articolati e grandi della Sardegna. Anche un'altra tomba, costituita da un dromos e da sedici celle disposte in maniera simmetrica, si nota per la tecnica rifinita, per la presenza di elementi architettonici scolpiti come lesene, banconi e architravi, e per tre celle totalmente dipinte di rosso; purtroppo questa tomba è molto lesionata sul soffitto. Una prima curiosità è rappresentata dal ritrovamento di picconi da scavo in basalto, usati nello scavo delle tombe. Anche l'intonaco utilizzato sulle pareti interne e la vernice rossa, sono elementi che molto raramente si ritrovano in queste necropoli. Oggi la necropoli si presenta in stato d’abbandono e l’accesso non è consentito per questioni di sicurezza, infatti la roccia si sta lentamente sbriciolando, e gli ingressi alle domus sono puntellati.

A sei chilometri da Illorai, sul fiume Tirso, c'è un ponte chiamato Pontetzu. In origine edificato dai Romani, il ponte ha subito distruzioni e rifacimenti per diversi secoli, sino alla forma attuale a schiena d'asino con tre arcate, la quale risale al XII  secolo, che si deve ai Pisani. Il ponte poggia sulle rocce granitiche ai lati del fiume, e misura 35 metri in lunghezza. La struttura si presenta intatta.