Apostolo
BIOGRAFIA
Uno
dei più gloriosi trionfi della grazia divina è senza dubbio la conversione di
S. Paolo, che la Chiesa celebra il 25 gennaio con festa particolare. Era
giudeo della tribù di Beniamino. Fu circonciso l'ottavo giorno dopo la sua
nascita, ed ebbe il nome di Saulo. Apparteneva, come il padre, alla setta dei
farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la più ricalcitrante
alla grazia di Dio. Nemico accanito di Cristo, Paolo di Tarso, persecutore dei
cristiani, diviene sulla via di Damasco l'apostolo che si lancia alla
conquista del mondo pagano: tutte le nazioni dovevano imparare da lui che Gesù
è il Figlio di Dio e il salvatore del mondo. Da quel momento Paolo è mutato da
feroce lupo in docile agnello. La grazia di Dio opera in lui per formare il
vaso di elezione, l'Apostolo delle genti per eccellenza.
DAGLI SCRITTI...
Dalle
«Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
Paolo sopportò ogni cosa per amore il Cristo
Che cosa sia l'uomo e quanta la nobiltà dela nostra natura, di quanta forza
sia capace questo essere pensante, lo mostra in un modo del tutto particolare
Paolo. Ogni giorno saliva più in alto, ogni giorno sorgeva più ardente e
combatteva con sempre maggior coraggio contro le difficoltà che incontrava.
Alludendo a questo diceva: Dimentico il passato e sono proteso verso il futuro
(cfr. Fil 3, 13). Vedendo che la morte era ormai imminente, invita tutti alla
comunione di quella sua gioia dicendo: «Gioite e rallegratevi con me» (Fil 2,
18). Esulta ugualmente anche di fronte ai pericoli incombenti, alle offese e a
qualsiasi ingiuria e, scrivendo ai Corinzi, dice: Sono contento delle mie
infermità, degli affronti e delle persecuzioni (cfr. 2 Cor 12, 10). Aggiunge
che queste sono le armi della giustizia e mostra come proprio di qui gli venga
il maggior frutto, e sia vittorioso dei nemici. Battuto ovunque con verghe,
colpito da ingiurie e insulti, si comporta come se celebrasse trionfi gloriosi
o elevasse in alto trofei. Si vanta e ringrazia Dio, dicendo: Siano rese
grazie a Dio che trionfa sempre in noi (cfr. 2 Cor 2, 14). Per questo, animato
dal suo zelo di apostolo, gradiva di più l'altrui freddezza e le ingiurie che
l'onore, di cui invece noi siamo così avidi. Preferiva la morte alla vita, la
povertà alla ricchezza e desiderava assai di più la fatica che non il riposo.
Una cosa detestava e rigettava: l'offesa a Dio, al quale per parte sua voleva
piacere in ogni cosa.
Godere dell'amore di Cristo era il culmine delle sue aspirazioni e, godendo di
questo suo tesoro, si sentiva più felice di tutti. Senza di esso al contrario
nulla per lui significava l'amicizia dei potenti e dei principi. Preferiva
essere l'ultimo di tutti, anzi un condannato, però con l'amore di Cristo,
piuttosto che trovarsi fra i più grandi e i più potenti del mondo, ma privo di
quel tesoro. Il più grande ed unico tormento per lui sarebbe stato perdere
questo amore. Ciò sarebbe stato per lui la geenna, l'unica sola pena, il più
grande e il più insopportabile dei supplizi.
Il godere dell'amore di Cristo era per lui tutto: vita, mondo, condizione
angelica, presente, futuro, e ogni altro bene. All'infuori di questo, niente
reputava bello, niente gioioso. Ecco perché guardava alle cose sensibili come
ad erba avvizzita. Gli stessi tiranni e le rivoluzioni di popoli perdevano
ogni mordente. Pensava infine che la morte, la sofferenza e mille supplizi
diventassero come giochi da bambini quando si trattava di sopportarli per
Cristo.(Om. 2, Panegirico di san Paolo, apostolo; PG 50, 477-480)
La celebrazione
Questa celebrazione, già presente in Italia nel sec. VIII, entrò nel
calendario Romano sul finire del sec. X. Coclude in modo significativo la
settimana dell'unità dei cristaini, ricordando che non c'è vero ecumenesimo
senza conversione.
La conversione di Paolo rivela la potenza della grazia che sovrabbonda dove
abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di
Damasco, dove egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova
nelle sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo diraà: «Completo nella
mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che
è la Chiesa».