STORIA ROMANZATA DELLA FESTA DI SANT'ANTONIO

Una fredda sera di gennaio di circa duecento anni fa, in una piccola osteria dì Illorai si ritrovarono, per caso, tre amici. Proprio in quei giorni nelle case del paese fervevano i preparativi per la festa di. San Sebastiano che avrebbe do­vuto svolgersi il 20 di quel mese.

San Sebastiano era molto amato dagli Illoraesi e gli obrieri già si accingevano a preparare, grazie alle offerte (più che altra in natura : fave, ossi, di maiale, lardo etc . ) dei devoti compaesani, la favata che sarebbe stata poi distribuita a tutti gli abitanti del paese,

Inevitabilmente anche i discorsi dei tre all'osteria vertevano intorno all'argomento della festa prossima ventura. Ad un certo punto uno di essi esclamò: - Sentite! San Sebastia­no ha i suoi obrieri che preparano la favata; gli obrieri di San Paolo, invece, preparano la pasta; quelli della Madonna di Luche, il 5. agosto, offrono a tutti la carne lessa  e su panischeddu; e Sant'Antonio? Per lui vengono accesi i falò però, nonostante sia un grandissimo santo, non esiste un gruppo di persone: che preparino una vera e propria festa in suo onore.

Gli amici concordarono con lui e uno dì essi disse: - Perché non organizziamo noi la festa per Sant'Antonio? Ma cosa potremmo preparare di buono per onorarlo?

A quel punto la discussione si fecce molto animata: chi proponeva una pietanza, chi un1altra, chi un'altra ancora finché uno di essi non ebbe un'idea: - Beh -disse- visto che quelli di San Sebastiano preparano la favata noi potremmo preparare qualcosa di dolce, ad esempio il torrone.

Tutti si trovarono d'accordo sull'originale proposta ma ad uno di essi sorse un altro dubbio: - Tuttavia - disse -per diventare obrieri, come vuole la tradizione, dovremo fondare una "tribide" e quindi per fare questo dovremmo essere almeno: in cinque e noi siamo solo tre.

Gli altri assentirono e iniziarono a cercare dì risol­vere quest’ennesimo problema. Proprio in quel momento le porte dell'osteria si aprirono ed entrarono due uomini, amici, dei tre novelli, "soci fondatori". I tre devoti di Sant’Antonio decisero senza esitazione dì coinvolgere i nuovi venuti nella loro iniziativa. Perciò, dopo averli invitati al loro tavolo, gli proposero di entrare a far parte della nuova "trìbide".

I due accettarono con entusiasmo e fu così che, da allora in poi, Sant'Antonio fu adeguatamente festeggiato nel paese di Illorai.

La tradizione del torrone non venne mai trascurata e ancora oggi gli eredi dì quei cinque uomini continuano a onorare il Santo egiziano, rispettando l'impegno che i loro avi si assunsero oltre 200 anni fa.

 (Maria Francesca Lai)